17 maggio 2017

Fake News: il trionfo della percezione contro la realtà

Fake News: il trionfo della percezione contro la realtà

Fake News: il trionfo della percezione contro la realtà Nel primo articolo dedicato al Communication Global Summit 2017 abbiamo parlato della trasparenza e delle crisi reputazionali: in questo articolo affronteremo il tema particolarmente controverso e attuale delle fake news.Non possiamo davvero comprendere il successo di questa falsa informazione dilagante, se non risaliamo alla causa: la caduta del principio di verità e la conseguente sostituzione con la percezione, con la reazione “di pancia” delle masse popolari.Nell’era social in cui siamo sottoposti ad una sovrabbondanza di input, la vera sfida consiste nella capacità di selezionare e decodificare i dati validi: Julius van de Laar, Digital Media Strategist & Campaigns Consultant ha riportato l’esempio emblematico delle campagne presidenziali americane.L’intervento di van de Laar è partito con dei dati a conferma della perdita di importanza della verità: un caso “tipo” di fake news aveva ottenuto 966.513 condivisioni contro le 34.847 della news di confutazione.Si è entrati poi nel vivo del raffronto tra Hillary Clinton/Donald Trump per sottolineare gli errori strategici della campagna della Clinton sul lato della comunicazione, tutti molto vicini ai casi presentati anche dal Prof. De la Cierva.Silenzi prolungati nell’emergere di scandali o situazioni scomode come i problemi di salute della stessa, i maldestri tentativi di simulare “spontaneità” della Clinton come nel video in cui va in metro “come una persona comune” ma non riesce per tre volte a passare dal tornello scatenando l’ilarità dei media.Il risultato è stato:- La perdita di credibilità presso gli elettori (solo il 28% la considerava onesta e degna di fiducia e si fermava al 40% la percentuale di chi la riteneva in grado di comprendere i problemi della gente).- Favorire il rivale che ha sfruttato, al contrario, molto bene i mezzi digitali, in particolare Twitter: era spesso il primo a twittare notizie (e anche qui la rapidità è risultata fondamentale per dare alla notizia il proprio frame personale) e ha puntato su una strategia di negative campaigning tramite i social network.Un esempio di questa pratica è la possibilità di targettizzare i potenziali elettori della Clinton e inviare loro materiale in cui la stessa parlava male della categoria (ad es. gli afroamericani), mentre agli elettori più vicini a lui veniva recapitato un altro video in cui i sostenitori di Trump venivano etichettati con appellativi ingiuriosi come: “basket of deplorables”.Un altro trucco è stato far credere che fosse possibile “votare online” tramite hashtag, una fake news insidiosamente verosimile. Altro successo, quello di Obama nel 2008: attraverso diversi materiali van de Laar ha dimostrato come in tempi ancora quasi pionieristici, Obama abbia testato e tracciato i dati in modo da creare dei pattern e dei predictive models grazie all’acquisto dei voter records: le informazioni elettorali in USA disponibili sia a livello gratuito che a pagamento. Si è passato, infine, ad analizzare il divertente quanto istruttivo caso della campagna di Bernie Sanders.Gli esperti del suo entourage hanno saputo sfruttare al meglio un episodio in cui parlava alla folla e un uccellino si era posato ad ascoltarlo, per trasformarlo in un elemento “memorabile”, creando stickers e campagne di email marketing. Per proteggere la propria organizzazione è importante conoscere le dinamiche della nuova comunicazione e far presente a chi ha potere decisionale che la mancanza di un’adeguata preparazione può essere fatale, per il singolo come per l’intera azienda.