05 giugno 2017

Sport Coaching: Costruire una squadra vincente

Sport Coaching: Costruire una squadra vincente

Una squadra vincente, secondo Gianlorenzo Blengini, Commissario Tecnico della Nazionale Italiana Maggiore di Pallavolo Maschile, è il risultato di un lavoro di ottimizzazione delle risorse e di efficienza di gestione, con l’obiettivo finale del miglior equilibrio possibile.Nel corso del webinar dal titolo: “Sport Coaching: Costruire una squadra vincente”, l’allenatore della Nazionale ha toccato diversi aspetti che possono fornire suggestioni e spunti utili per il mondo manageriale. Cinque sono stati, in particolare, i temi affrontati:1. Come selezionare i talenti2. Come gestire lo stress pre-partita3. Motivare gli individui4. Condividere gli obiettivi5. Gestire gli equilibriSono questi, tutti tasselli che si inseriscono nel quadro extra-tecnico e tattico.1. Il TalentoIdentificare un talentoL’operazione di “talent scout” consiste nel trovare un individuo di talento, che per Blengini è colui che in qualsiasi ambito riesce a fare le cose con estrema facilità. Non è però sufficiente la sola attitudine naturale: all’interno di questo tipo di talento serve la capacità di migliorare (non solo la volontà). La maniera più facile per toccare il livello di talento con mano è quando una risorsa non ha un background di anni, ha poca esperienza.Come fare in concreto? Si deve tenere presente quanto lavoro c’è stato per ottenere il risultato. Se l’allenamento e lo sforzo sono stati minimi rispetto al risultato, decisamente siamo davanti ad un talento.Il talento secondo Blengini non è quindi progettuale, è qualcosa che si dimostra e che c’è (o meno).SelezionareScegliere tra i giocatori eleggibili in funzione di un gruppo è diverso dal selezionare un singolo talento.Fissare dei criteri che i giocatori debbano portare avanti sempre durante la stagione, anche quando non sono in nazionale (ad es. vieni scelto se giochi bene durante l’anno) beneficia del grande vantaggio di non doverci insistere quotidianamente.Meglio, però, non mettere paletti troppo stretti altrimenti si rischia di perdere coerenza se si fa un’eccezione oppure si deve rinunciare ad un elemento valido.2. Gestire lo stress pre partitaLo stress da gestire è di due tipi: quello dell’allenatore e quello del giocatore.Lo stress dell’allenatore è molto simile a quello del manager: si può definire come l’elaborazione quotidiana della fatica della stagione, fatica che aumenta man mano che si avvicina la scadenza.E’ a tutti gli effetti un management quotidiano: si dà, si riceve, si elabora e produce, si ricevono feedback, si producono ulteriori risposte tecniche, psicologiche, fisiche, comportamentali e così via da capo.Lo stress del giocatore è diverso, perché ha una responsabilità di prestazione specifica, quindi limitata, anche fosse il giocatore più forte del mondo, mentre un allenatore ha la responsabilità di tutto quello che porta alla prestazione della squadra intera.Per l’allenatore è fondamentale identificare la personalità di base dei singoli e il carattere della squadra ma deve saper gestire anche le oscillazioni quotidiane.Per far fronte alle variazioni è importante cercare l’empatia col gruppo il più possibile provando ad immedesimarsi nelle situazioni di volta in volta.3. Motivare gli individuiPer motivare efficacemente occorre considerare come centrali due aspetti:- fiducia- credibilitàSe un allenatore è capace di costruire questi due pilastri, può, di conseguenza, ottenere la motivazione e la condivisione degli obiettivi. Un giocatore può non condividere una scelta dell’allenatore (che deve prenderla in poco tempo e senza essere sicuro del risultato cercato) ma se viene meno la fiducia e la credibilità sul lato umano, crolla anche tutto il resto. Una relazione sana, al contrario, consente di affrontare tutti i momenti nel migliore dei modi.4. Condividere gli obiettiviIn un contesto in cui si corrono rischi, si è sotto pressione e con molte critiche intorno, va ricercato un equilibrio molto sottile in cui si fissa un obiettivo non troppo oltre le reali potenzialità della squadra ma allo stesso tempo non troppo poco ambizioso. Entrambi gli estremi generano un’inefficienza rispetto alle potenzialità. Oltre a fissarli, è necessario rimodularli quotidianamente.Secondo Blengini, è ottimale dare un obiettivo per volta: la priorità del momento deve essere manifesta e sentita da tutti. Il ruolo dell’allenatore è identificare le priorità e guidare alla recezione dell’obiettivo in tutto il gruppo.5. Gestire gli equilibriGestire gli equilibri non è un compito banale: bisogna che siano espliciti i ruoli, non è vero, secondo il CT, che “siamo tutti uguali”. L’equilibrio è qualcosa che si incrina facilmente: ad esempio si complica quando ad un giocatore viene concesso qualcosa e poi lo stesso non fa la differenza che ci si aspettava da lui. Gestire questo aspetto richiede una buona dose di autorevolezza e credibilità. I gruppi che funzionano sono anche quelli in grado di accettare le “differenze”, a condizione che ci sia simbiosi e si senta chiaramente che nessuno sta approfittando del suo ruolo.Infine…la più bella vittoria e la peggiore sconfittaLa gestione degli effetti collaterali di vittorie e sconfitte è la cosa più difficile: una vittoria può facilmente far adagiare e una sconfitta deprimere. Il vantaggio, nel caso portato da Blengini in cui la sconfitta era la finale, è stato di non dover aggiustare le conseguenze nel lungo periodo.